Ci abbiamo messo un po’ a capire di cosa si trattasse davvero, abbiamo titubato qualche volta, abbiamo abbandonato in certe occasioni, ma alla fine abbiamo deciso di portare a termine il nostro progetto, con l’impegno che ci siamo sentiti di dedicare, con l’interesse che abbiamo maturato e con la costanza che, talvolta, è stato difficile mantenere.
Ma partiamo dall’inizio, ci presentiamo: facciamo parte delle comunità educative Eldorado-Esmeraldo, il nostro lavoro è cominciato un anno fa con laboratori e attività. Abbiamo deciso di aderire al progetto “Start the change”, si tratta di un progetto di Educazione alla Cittadinanza Globale finanziato dalla Commissione Europea, che coinvolge 15 ONG di 12 Paesi europei: Italia, Francia, Spagna, Regno Unito, Germania, Austria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovenia, Croazia e Malta.
Il progetto Start the Change ha come obiettivo quello di accrescere la consapevolezza dei giovani europei sull’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità.
Nel settembre 2015 più di 150 leader internazionali si sono incontrati alle Nazioni Unite per contribuire allo sviluppo globale, promuovere il benessere umano e proteggere l’ambiente. La comunità degli Stati ha approvato l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, i cui elementi essenziali sono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli obiettivi mirano a realizzare pienamente i diritti umani di tutti e a raggiungere l’uguaglianza di genere, essi sono interconnessi e indivisibili e bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: la dimensione economica, sociale ed ambientale.
I partner italiani del progetto sono ProgettoMondo Mlal (senza il quale non avremmo potuto realizzare questo ambizioso progetto), CISV, Amnesty International Italia e Amici dei Popoli.
In seguito ad una mia formazione fornita appunto dalla Ong (ProgettoMondo Mlal), abbiamo cercato di proporre un modello educativo innovativo al fine di accrescere il coinvolgimento dei giovani all’interno delle comunità di appartenenza. Allo stesso tempo, il progetto mira a rafforzare il network tra scuole, organizzazioni della società civile e autorità locali.
Il progetto comprende in sé molte tematiche, infatti si concentra sugli obiettivi di sviluppo sostenibile in relazione con i fenomeni migratori e le violazioni dei diritti umani attraverso lo sviluppo di percorsi educativi innovativi.
Il percorso che ci ha portati fino a qui è iniziato l’anno scorso, tra giochi, visioni di video, racconti di grandi innovatori e attivisti, attività e sperimentazioni; dopo aver approfondito il tema dell’attivismo, abbiamo individuato insieme un obietto in particolare: quello relativo alla riduzione delle disuguaglianze e al potenziamento dell'inclusione sociale, economica e politica, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, religione, stato economico o altro. Con l’idea di muoverci sul territorio e creare rete, abbiamo incontrato due realtà che ci hanno mostrato come lavorano al fine di promuovere l'inclusione: Avvocato di strada Onlus e il Movimento Nonviolento. La prima, lavora per garantire la tutela legale gratuita alle persone senza dimora, il Movimento Nonviolento invece lotta per l’esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, al livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell’apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza.
Sono stati due incontri densi di significato. Il coronamento di questo percorso è stata la realizzazione di un evento, proposto e gestito dai ragazzi. In questo senso è stato importante poterli osservare nelle fasi di progettazione e decisione, nel momento in cui le azioni sono state orientate ad uno scopo il clima non è stato sempre sereno. Strategie, tempi e metodi diversi hanno dovuto combaciare facendo sì che si creassero accordi condivisi, con la supervisione e la mediazione dell’adulto. Siamo stati gruppo, questo ci ha permesso di continuare, il riconoscimento di propri e altrui interessi, bisogni e limiti ci ha messo alla prova. Così abbiamo costruito, ci siamo confrontati, abbiamo verificato ipotesi, individuato risorse, siamo scesi a compromessi, abbiamo raccolto i dati, proposto soluzioni e accettato, talvolta, che la nostra proposta fosse messa da parte per poter dar voce a chi aveva avuto idee più facilmente realizzabili. Sono state messe in gioco parecchie competenze e forse, alcuni di loro, ancora non se ne sono resi conto.
Abbiamo scritto un copione, si tratta di alcuni sketch teatrali relativi alle discriminazioni fisiche, di genere e territoriali. Abbiamo poi lavorato sullo sdoganare l’idea di comunità educativa vista come luogo di sofferenza e reclusione. Se sia un buon lavoro non sta a noi dirlo, ma di certo si può affermare che arrivi dritto alla pancia e noi ne siamo orgogliosi.
Ciò che ci fa essere fieri di noi stessi è vederci recitare con armonia, divertendoci, sapendo che non sempre saremo liberi dai pregiudizi e dalle discriminazioni, ma con questo percorso abbiamo messo un tassello nella nostra storia, è così che si comincia.
Bocchiola Silvia
Educatrice